sabato 6 febbraio 2010
Nonna Adi
Persa nella tua memoria, oggi te ne vai senza forse nemmeno accorgertene.
Ti auguro di ritrovare il tuo Renato, ovunque esso sia.
Così ho voluto condividere il saluto a mia nonna che, il 4 febbraio 2010, ha smesso di risiedere nel suo corpo, uscendo dalla nostra vita.
Cosa dire, sicuramente un grande SCUSA, scusa perchè in questi ultimi 4 o 5 anni non ho avuto tempo.... meglio dire voglia o coraggio, per venirti a trovare.
L'unico alibi... l'alzheimer con la sua capacità di annullare la parte senziente di chi ne viene corroso.
Ma non mi interessa! non voglio pensare a questo, voglio solo ricordarla per quello che fu, quando vissi con lei parte della mia infanzia.
Quando il sole dell'estate abbagliava la diga di Grado ed io osservavo dai miei 70 o forse più centimetri, il mondo e le sue mosse, il suo agire.
Recitava, non viveva, recitava (ma nel suo significato più alto e positivo) la parte di una signora, di una di quelle dame di un tempo.
Sempre curata, truccata, attenta al suo aspetto al suo portamento, ma poi spesso un pò maldestra e "sbrodolona", tanto da ricordarmi mia figlia.
Cantava, amava farlo, come amava il gelato, le fredde fette di anguria con i rivoli copiosi che le scendevano dalla bocca.
Era forte nella sua perseverante e distaccata interpretazione della vita.
Spesso come cane e gatto con il nonno si beccava ed ostinata difendeva la sua recita.
Unica, incredibilmente testarda, passava il tempo tra un infilar di perle e gioie o nel ricamo ad uncinetto, cesellando minuziosamente il tempo.
Ora quel tempo è andato e con lui anche la memoria, anzi prima se ne andata la memoria e poi il tempo.
Quel tarlo del suo male ne ha svuotato il ricordo, l'agire e alla fine, il reagire.
Riposa nonna, te lo meriti.
Grazie della tua compagnia, grazie di averci resi participi al tuo "Musical" e al tuo modo di interpretare la vita
mercoledì 16 settembre 2009
Che tardi ! ma torno...
Alle volte lo vorrei fare, altre mi blocco.
Caspita mi sto fottendo il tempo, ci ricasco, di nuovo.....
Il mio io vuole nuovamente impossessarsi del mio tempo e non vuole farmelo vivere, mi incasina la vita, mi disturba la mente.
Sento che rischio di andare alla deriva, di perdere le piccole basi che mi ero ricostruito, le certezze, la stima.
Come me ne accorgo? Semplice, calo di interessi e perdita di rapporti con i miei figli.
Cazzo allora STOP!
Ogni tanto, mente locale, ritrovare il ritmo, cambiare visione; solo così riesco a riportare la mia mente nello spazio che le spetta.
Guarda caso.... scrivo proprio prima di un nuovo viaggio, fatalità? No !
Sono solo in riscaldamento, devo ritrovare i miei tempi... e allora lascio questo appunto, per ricordarmi che se pur tardi, ho sempre tempo.
Ma torno, sì che torno!
giovedì 5 marzo 2009
Montagne di merda
Nella vita le montagne di merda sono sempre vicine a noi; sopra sotto di lato, non importa, ma con noi.
Lo sono per due motivi, perchè le subiamo da altri o perchè le costruiamo noi stessi.
Se siamo deboli o forti è solo perchè ci accorgiamo di quanto è alta la nostra montagna e allora, se ci misuriamo con gli altri, possiamo esserne felici o tristi.
Molti nella vita si sono impegnati a coltivarla a farla crescere bene e alle volte a gioirne nel viverci dentro...
Altri hanno passato tutta la vita nel tentativo di schivarla, evitarla, ma inutilmente.
Poi c'è chi l'ha subita, chi ci si è trovato dentro.
Come fare a scrollarsela, a cacciarne via le "sgradevoli conseguenze"?
Al solito ! Lavorandoci "sopra".
- Ammetti di esserne circondato
- Verifica da dove (chi) arriva
- Scopri se potevi evitarla o se ne sei causa
- Comprendila (analizzane i contenuti)
- Ripuliscila o consumala
E' una metafora, che non spiego, non servirebbe. Troppo lunga da poter sintetizzare, troppo nota da renderne superflua la spiegazione.
Ciò che importa è, come al solito, capire che ne siamo "parte", ed in tempo, trovare il modo di liberarsene; in tempo per non soffocare.
Io?
Ne ricevo tanta, ne schivo un pò, provo a liberarmene....
Ma torna !
Troppa gente, per stare meglio o credere di farlo, si libera della propria non perchè non ne vuole, ma per alzare il livello di quella del vicino e poi poter dire... sto meglio perchè gli altri ne hanno di più..... Magra considerazione, pessimo risultato, triste miseria.
Se hai un braccio tagliato, non vivere augurandoti che tutti ne perdano uno, ma fatti dare "una mando" da chi quel braccio lo può ancora usare. Vedrai che sarà come averne cento!
L'invidia ed il rancore rattristano il mondo.
La serenità è l'unica meta che ci rende liberi, condividerla ci fa sentire vivi !
Ogni giorno scavo la mia montagna. La difficoltà resta una, fare attenzione che la merda non cada sopra a chi mi sta vicino.
martedì 17 febbraio 2009
Punti di vista

sabato 7 febbraio 2009
non solo ad Ernesto
martedì 9 dicembre 2008
Note di musica

mercoledì 19 novembre 2008
Di chi è la colpa se piove ?

Ogni giorno si trova sempre un motivo, un occasione, per lamentarci o per dare la colpa ad altri su tutte le negatività che ci circondano.
Spesso però, o forse sempre, la responsabilità è di noi stessi.
Perché lamentarci, perché dire che è colpa di qualcuno quando piove, perché pensare che se piove le cose non vanno? Perché?
5, 6, 7, 8 miliardi di persone, ogni una ha i suoi perché e quindi 5, 6, 7, 8 miliardi di domande, di responsabilità, di individualità.
E se iniziassimo a pensare che piove, proprio perché siamo così in tanti? Magari solo perché sudiamo e quindi generiamo vapore acqueo, forse per questo piove?
Tutto ciò che facciamo, ogni cosa che ci circonda, interagisce con noi stessi. Se ne percepissimo la vicinanza ci renderemmo conto di quale responsabilità abbiamo nel vivere in questo mondo.
I figli, la loro educazione, la loro vita è parte di noi; quando non siamo più in grado di “accudirli” o di accompagnarli nel loro cammino, allora la tensione ci assale. Viviamo l’incubo di non sapere come fare, di come mediare e proteggere la loro fragilità. Punirli premiarli diventano soluzioni così vicine che spesso si confondono.
Spesso mi trovo indeciso tra il fare, proteggere e decidere o il lasciare che le cose accadano perché è giusto che accadano.
Come gocce d’acqua in un forte temporale, così la nostra mente è dibattuta, colpita, sommersa da infinite cause, piccole domande, paure, incertezze che la vita ci offre.
Si rischia di annegare, di non farcela più. Ogni giorno, ogni giorno, ogni giorno tutto si ripete ma tutto e diverso, il tempo, la pioggia, il sole, tutto si rimescola e crea nuove condizioni, situazioni che per sottili dettagli non possiamo considerare uguali.
E’ faticoso per chi ci pensa, vivere così è faticoso.
Molte volte mi sono detto, ma quanto più semplice sarebbe non pensare, non vivere da uomo ma essere puro istinto. Anche un pazzo malato di mente, proprio perché inconsapevole del suo essere, potrebbe essere felice del suo essere; proprio perché non ne conosce le metriche ed i meccanismi, proprio per questo, è felice. Purtroppo solo!
Vive nella pienezza del suo essere presente nel mondo, ma senza poterne governare il suo essere mentale. Costantemente l’irrazionale inconscio che è il suo essere, penetra il razionale della vita fisica che è il suo intorno, il tutto senza generare consapevolezza.
Viceversa nel mondo “normale”, la razionalità del vivere il quotidiano penetra nel irrazionale dei nostri pensieri, della nostra mente, trasformando costantemente i punti di vista, le nostre convinzioni; demolendo ogni certezza, portandoci a pensare e quindi spesso a soffrire.
Sono i pensieri e l’incapacità di razionalizzare le cose a portarci alla sofferenza. Lasciarci andare cavalcandone i vortici (mentali e o reali), questa è la condizione che ci permetterebbe di mediare.
Ma è tutto un divenire ed è spesso difficile, forse proprio per questo motivo che i grandi maestri meditavano, avevano il coraggio di fermarsi e di soffermarsi sulla vastità del presente.
Sono forse queste le uniche armi che ci permettono di svuotare i nostri fardelli, la nostra mente.
Mettere a massa ogni cosa, scaricare le tensioni facendole diventare energia, usare la nostra sofferenza per farla diventare gioia pura.
Come lo scodinzolare di un cane che, dopo lunga attesa, incontra il suo padrone e lo ripaga di averlo lasciato solo, con infiniti gesti di amore, inconsapevole di quanto è stata lunga quell’attesa.
La pioggia cade e cadrà sempre, noi ne siamo il frutto e dobbiamo imparare a gioire nel sentirla cadere e bagnarci con essa.
lunedì 27 ottobre 2008
27.10.08 (parte di quella luce, auguri)

La vita è una sequenza di eventi, sistematicamente condizionati dal nostro pensiero e dalla visione che questo ci porta. Osservare la vita e le sensazioni che proviamo, sono la parte maggiore del tempo su cui noi ci soffermiamo o per lo meno di coloro che hanno a cuore la conoscenza e quindi la consapevolezza di tutto l’intorno. La luce contiene tutto, il buio contiene la luce, l’energia passa tra questi due estremi omologhi senza resistenze. Noi siamo in mezzo, a disturbare questo eterno passaggio e generiamo il disturbo, o meglio ne vediamo le conseguenze. I punti di vista, le impressioni, le opinioni, il giudizio sono come le cromie generate da un prisma colpito da un fascio di luce neutra. Come la luce si spezza nell’iridescenza dei sui colori dall’infrarosso all’ultra violetto, così la visione della nostra mente sulla vita che percorriamo, accentua o riduce, enfatizza o tralascia ed interpreta la verità. Il buio di chi non ha compreso il senso della vita si oppone alla luce di chi ha condiviso l’esperienza dell’illuminazione, in mezzo tutti gli altri con loro “tinte”, con i loro fardelli, problemi, nelle infinite sfumature che li diversificano. Ma la realtà è altra cosa, è che ogni uno di noi vive la stessa luce o lo stesso buio, ma fa difficoltà ad ammetterlo, perché l’ego ne acceca la sua comprensione, perché l’individualismo fa da scudo alle comuni paure della solitudine dell’essere. I punti di vista, gli abbagli delle illusioni, le non chiare sfumature delle incomprensioni, sono le cause del nostro malessere, della nostra incapacità a convivere e quindi a condividere il tempo, lo spazio che ci accomuna. Ogni giorno la nostra miopia ci frega, ogni giorno tutto ricomincia da capo, la continua ricerca delle soluzioni al nostro benessere, al nostro miglioramento si ripropongono quasi sempre da zero. Raramente si riesce a ripartire dal punto, dalla meta raggiunta. La nostra mente, il nostro carattere che ne è la crosta, ci frega o non si rassegna ad ammettere la verità vera e non percepita del nostro vivere. Ed è in questo momento che le angosce i pensieri ci bloccano. Ma solo la consapevolezza del fluire delle cose, della impermanenza, ci può permettere di gioire anche nel dolore. La visione multi spettrale di questa luce non deve ingannarci, non deve confonderci dal vero, dalla sola unica dualità dell’essere; luce e buio. I confini comuni della stessa essenza; bordi sottili che fanno la differenza, impercettibile ma presente, tra ciò che è la gioia e ciò che è il dolore. Vita.Due facce della stessa medaglia che è la vita, che noi dovremmo accettare per quella che è, e solo quindi, assaporarne le infinite sfumature, gli infiniti colori che offre. Più e meno, uomo e donna, vita e morte, la dualità dell’unico universo. Quando avevo dieci quindici anni o giù di lì, non ricordo bene, dibattevo inconsapevole con mio fratello di queste cose; non ne conoscevo la portata ed il peso influente che esse hanno, ma ne percepivo le forme non capendo come queste potessero sussistere. Immaginavo l’universo, l’infinito come due gradi sfere che si compenetrano simultaneamente, ma non è capivo l’origine, la funzione ed il senso. Ora ne comprendo il significato, ma con difficoltà riesco ad esserne parte a mantenerne la vicinanza, la compagnia e quindi il sollievo. Questo è l’unico esercizio possibile, la meditazione e la pratica. Comunicare questo è l’unico bisogno di cui sento la necessità, non so il perché ma ne ho bisogno. Un giorno, vorrei che i miei figli fossero cosi vicini a me da capirmi, così come un giorno vorrei poterli capire prima di sbagliare. Vedere la loro luce, bianca o nera che sia, e gioirne senza volerla distorcere nel giudizio.
venerdì 24 ottobre 2008
24.10.08 (continua)
Forse non l'ho detto, ma tra le tante cose che ho passato nel mio recente trascorso, c'è stato un altro viaggio. Sempre ad ovest, nuovamente in America

Questa volta in California, la free california, il paese del sole delle spiagge del surf dei senza tetto delle tette... un paese che per fortuna ho vistato prima di questa cazzo di crisi della "economia virtuale"! Che palle, che schifo dover mettere in crisi un mondo solo perchè pochi, sempre quelli, pseudo ricchi hanno provato a speculare su tutto e tutti e poi noi, medi, a doverli aiutare con i soliti sacrifici e con il futuro che ci sfugge.
Ripeto, per fortuna l'ho vista con la mente libera da questi casini.
Bella, molto; e come al solito piena di contraddizioni. Una terra ancora ricca di risorse, con città stupende, enormi ma così facili da vivere (per un turista ovviamente).
E' inutile, viaggiare è camminare insieme al proprio presente, ti porta ad essere vivo e ti libera ogni angolo di cervello, lo lascia respirare.
Tutti quei brandelli di crudi ricordi, le ferite, le tristezze, tutto viene ripuliti dalla voglia di scoprire, di vedere.
Solo ora, solo da pochi anni mi sento vivo.
Oggi, seduto qui a scrivere con vicino il mio cane che dorme e i miei bimbi a letto, stanchi, mi basto, non mi chiedo più di tanto. Vivo, e questo per me è già tanto!
Sembra assurdo, ma non bisogna dare per scontato neanche questo, nessun attimo.
Ieri, tornando dal lavoro, riverso nella galleria che percorro ogni giorno un corpo, un uomo, un attimo e il suo scooter l'ha tradito, o forse è stata la vita a farlo, a lasciarlo lì, morto. Un attimo, una vita, via.
Ecco, questo è vivere, è essere tutto tra il nulla ed il nulla tra tutti; non abbiamo mai tempo per fermarci per riflettere, solo impegni, scadenze, pensieri.
Il viaggio, non solo in america, ma anche fuori porta, vicino o nella mente, solo il viaggio mi permette di riflettere e di sentire la mia presenza nel mondo.
Alle volte è strana questa sensazione, ti porta sollievo è strana, una volta non me ne rendevo conto, percepivo la meditazione od il pensare solo come momento di distacco da tutto e tutti, alle volte mi sembrava quasi triste. Isolarsi era un rifugio o forse una fuga, oggi fermarsi a riflettere o camminare e guardare è appagante è pura energia.
Ma come tutti, anch'io vivo la vita reale quella del presente dei desideri delle aspettative, dei cambiamenti (che in realtà sono cicli, perchè poi tutto torna).
Eccomi, un pensiero, la voglia di lasciare il lavoro che ho perchè incapace di essere sereno, perchè stufo di faccie, musi, ipocrisie, di gente che non ho mai sopportato e che pensavo di digerire solo perchè era giusto farlo. Ma io sono io e mi è duro ingoiare tutto questo senza poter alle volte dire basta.
Ho cambiato spesso, forse troppo spesso; ho cambiato moto, auto, lasciato moglie e vita passata, lavori, perso amici e tanto ancora. Perchè?
Perchè non riesco ad essere grato, sazio, appagato?
Ci casco, ci torno, che fregatura il carattere, l'io. Ne siamo schiavi, domare la nostra ansia, sete, voglia, è tanto dura.
Ma poi? ha senso? Forse fotternese è meglio.
E' vero!
Andiamo avanti e stiamo a "sentire" cosa ci arriverà, o meglio cosi "ci faremo".

Oltre alla porta, a quella porta che ci separa dal mondo del pensiero al mondo del reale, quello che noi pensiamo sia "il vero".
Notte a voi, notte ai bimbi, notte al cane, notte.
martedì 3 giugno 2008
23.05.2008 (Chi entra e chi esce)
Sempre più di rado, sempre meno frequente, ma sempre più intenso è il mio comunicare.
Se ne và la moto ed entra un auto.... Incoerenza? No, pura necessità.... i figli, ricordate? i figli hanno anche loro dei diritti. Se non altro di potersi spostare, quindi MT-03 ciao, e ben arrivati auto e scooter.
Ma le novità non finiscono, arriverà un nuovo e fedele compagno.... anzi è una femmina CILIEGIA, tutto qui!
Presto, dopo queste note di "servizio", presto dicevo mi aprirò di nuovo, perchè il mio percorso la mia pratica continua!
Non perdiamo mai il tempo, non perdiamolo mai.
lunedì 28 gennaio 2008
28/01/2008 (un anno in più)
Ho (come al solito) vissuto. Sì, perchè se non vi ricordate bene, vivere impegna, quando si vuole vivere la propria vita e non farsela vivere, impegna e ti rende vigile.
Io, che non sono ancora "consapevole" di tutto, ho ancora difficoltà a far scorrere l'acqua (ad essere acqua) e allora mi assento da questo mio spazio virtuale ma presente.
Non ho voglia di fare il riassunto del tempo passato, ma voglio solo scrivere momenti e sensazioni.
La vita, con l'età ti porta, mi porta ad apprezzare le cose in un modo diverso, forse più intransigente ed esigente, ma al tempo stesso più vicino alla realtà delle cose, a quella realtà non di parte o interpretazione delle proprie idee, ma quella realta "grezza", quella cruda in interpretabile perchè smaccatamente vera, dove non resta che dire "è così e basta".
I figli tornano sempre nei miei pensieri, nei tempi in cui, per scelta di vita, non li vivo.
Aspetto impaziente il giorno che potranno capire e vivere quello che vivo io, aspetto non ho fretta, ma ne ho tremendamente voglia.
Nel frattempo mi riempio la vita si sensazioni di cose che mi diano quel senso di pienezza di densità.
E allora viaggi, viaggi in programma, uno tra poco e poi un cane, sì proprio così, non mi basta incasinarmi la vita con figli miei e non miei, con famiglie allargate e quant'altro, ora, in previsione anche un 4 zampe da vivere...... Presto anche questo, un cucciolo che "saturi" ogni più nascosto o dimenticato momento di pausa, perchè anche i secondi vanno riempiti, tutto deve essere vissuto.
Esagero? Non lo so, ma mi va di provare una esperienza di dare e avere, diversa da quella di un figlio, dove i ruoli sono abbastanza consolidati e "facili" (per modo di dire), dare tempo per ricevere amore, spontaneo unilaterale, quel rapporto, quel modo di essere di un animale che si trova un "padrone" pur non avendolo chiesto, ma che poi diventa un rapporto indivisibile e profondo. Dove le parole non sono il vero mezzo per capirsi, dove nessuno dei due può esprimersi con concetti per essere capito, ma soltanto con i gesti con la mimica del viso, del corpo o con un semplice sguardo.
Tutto questo arriverà e sarà l'ennesima prova, una crescita spero, un dare ancora di più.
Nel bene o nel male, anche questo è vivere. Condividere con chi ti sta a fianco cose, tempi spazi.
Amo la vita anche se alle volte può sembrare uno schifo, la amo perchè viverla è anche coraggio!
mercoledì 27 giugno 2007
domenica 13 maggio 2007
05.05.2007
Prima di tutto… tu sei con me! e… ancora più importante, IO sono sempre con ME, alle volte lo ammetto sono un po’ fuori di me, ma vivo la mia vita il mio se, con la consapevolezza che un tempo avevo sopita.
Bene, stò bene! tutta la merda in torno resta lì, alle volte mi condiziona, ma riesco a continuare, con forza e con la voglia di vivere.
Il grazie è sempre a quelle 3, 4, 5 cose e persone che mi sopportano e che, quando scremi e cerchi di sintetizzare a pochi amici affetti, loro sono sempre nella lista; stanno sul palmo della mano…. 5!, non è che gli altri, mamma e papi, etc.. non contano, semplicemente, vivendo, questi 5 sono quelli che sento di più quando mancano.
Novità dicevo.. novità! Un grande ritorno, la voglia di viaggiare, di vedere, di essere parte del tutto, quando si è il tutto.

New York ! Manhattan
Ecco il mio ultimo viaggio. Fantastica, nella sua vastità mi è parsa piccola, facile molto più “umana” di …. per esempio, Milano. Cinque giorni di camminate, di visite, di scoperte, di cibo, di incontri, di freddo, sole, vita….Fantastica esperienza. Ecco, questa è la vita! Settimane al lavoro e poi ogni tanto la fuga dentro a noi stessi, la ricerca della serenità, un giro in moto, il sorriso dei figli, una passeggiata con chi ami… e tutto si placa, e tutto attorno sparisce.
Tutto quello che cerco è questo, è già qui, devo solo volerlo vedere, volerlo sentire, ricordarmi che esiste, che esisto!
Ecco cosa mi danno questi 5 “compagni” di vita, mi ricordano, quando mi perdo, dove è la strada, cosa e perché ti dà la gioia. Sono la mia vita o meglio lo specchio, l’immagine di me quando non mi trovo, non mi basto. Grazie!
Ma non è finita qui... dopo 8 mesi in una piazza, in una casa, ora un'altro trasloco, un altro viaggio!... Si cambia casa di nuovo, per i bimbi, per me, per noi.... Vicini, torno vicino al mio passato, al mio rione, ai ricordi.... Si torna per andare avanti!
Viviamo nel risveglio!, Ogni giorno deve essere un risveglio, riscoprire e vivere questo piacere.... il vivere con "il tutto", quello che ti da, buono e cattivo, bello e brutto, ma nel sorriso, come e sempre nel sorriso di un bambino che ogni giorno scopre ciò che ha dentro di se. Ciao, a presto.
24.05.2006

Te ne sei andata, ma in realtà per me sei tornata, sei ancora più presente dentro di me. Ho voluto vedere il tuo volto quando ancora stavi stesa su tuo letto, appena morta, con la bocca rimasta aperta gli occhi chiusi ed il volto segnato dall’ultimo sospiro di dolore. Ho sentito il bisogno di essere lì, quella sera (22.05.06), calda, a farti compagnia stando vicino a tua figlia e nell’attesa dell’arrivo di mio padre, per dargli il “cambio”, per passargli il testimone o meglio la testimonianza della tua vita, che in quel momento lasciava il tuo corpo. Ora questa tua vita la sento entrata dentro di me, nella mia mente nella mia memoria e in tutte quelli di chi ti ha conosciuto. Eri uno "strumento", un "attrezzo" sempre pronto, lì da sempre, da "usare". Si poteva contare su di te, sulla tua presenza, sempre; in tutte le feste dei nipoti volevi esserci e con orgoglio stavi seduta a guardare, nipoti, pronipoti, i nostri amici. Eri così spontanea e semplice che tutti provavano piacere a parlare con te. Dovrei dirti tante cose ma è impossibile, non avrei tempo a sufficienza per farlo. Forse un giorno ci incontreremo di nuovo e nella calma dell’eternità torneremo a parlarci, magari in compagnia di tutti quelli che abbiamo amato, seduti sul ciglio della strada, la strade dei mie figli, la loro vita e quella dei nipoti che verranno.
Ma ora le parole svaniscono e voglio godermi questo momento pensando a te, nel silenzio della mia mente.Ciao Antonia.
13.07.2006

Ma ora ci sei e non ho intenzione di lasciarti andare, voglio viverti fino in fondo, fino a quando lo vorrai. Sembrerà sdolcineria, romanticismo, o altro… non giudicate non serve, vi dico io cosa in realtà è… è la pura realtà, l’evidente trasparenza di cosa è in me, nella mia mente. E pensare che visto da biologicamente lontano, tutto ciò sono solo degli impulsi elettrici tra neuroni, cellule, cervello, attimi che per noi in realtà sono, la percezione, la sensazione di esistere.
Grazie a chi in questo cammino mi accompagna, grazie a chi in questo cammino mi ha ascoltato, grazie a chi da questo mio passaggio ha trovato qualche cosa, grazie al tempo che mi permette di essere, grazie hai miei figli che sanno aspettare il mio ritorno.
Ancora una volta ho voluto lasciare una traccia del mio cammino; perché? Per dire “ecco sono passato, e se vuoi puoi percepirne il mio piacere… se te ne accorgi, se lo “vedi”, ne sentirai l’intensità, il suo calore, usalo!”. Per te.; :-).
16.05.2006

11.04.2006

13.05.2006

07.04.2006

- E’ inutile trovare la soluzione della vita, perché la vita è fluire è divenire, non si ferma. E’ vero, è come l’acqua di un ruscello di montagna che senza una forza apparente supera ostacoli impensati, rimodellando e adattandosi alle asperità trovate. Beh la mia vita è questo, sono arrivato al punto di non ritorno, quando un risveglio ti ha stravolto dentro; quando ogni cosa non ha più forma e aspetta di essere rimodellata. Purtroppo tutto ciò stravolge tutto e tutti coloro che ti sono vicini, che sono o erano legati a te. E di questo si soffre, ma tanto da farsi schifo, da vomitare. Reagire, certo è quello che si può fare, sacrificarsi a cosa ? quando sei tu stesso a non sopportare ciò che sei diventato, come puoi sacrificarti se sei proprio tu che dovresti essere salvato?. Oggi non lo capisco, forse un giorno rivivrò questi momenti da persona più serena. Lo spero. Ma quello che ho paura e che tutto ciò avrà avuto un costo così alto da rendermi solo. Ma cosa si può fare? Forse avere il coraggio di fuggire i desideri? Ma è coraggio questo o è solo l’alibi per non aver vissuto. La fede la religione che mi hanno insegnato e in cui credo o dovrei dire credevo, mi direbbero di non cedere, di sopportare questo “sacrificio”. Ma la mia mente è già oltre, è già acqua, scorre. Chi leggerà questi miei pensieri non so se capirà il perché di tutto ciò, o il perché si può arrivare a questo; forse si chiederà se sono “normale”, ma a me non importa, non importa se per questo ci sarà un giudizio un commento. Quello che so è che così si stà da cani e io voglio uscirne, andare oltre. Perché veramente non mi appaga più. Ipocrita? Debole? Senza anima? Non lo so… so solo che vorrei star solo, nella ricerca di rigenerarmi; ma è dura perché ci sono i figli, perché deboli non debbono subire tutto ciò e allora, resta il sacrificio per loro? Ma che cazzo di vita avrebbero con un padre che non ha più un suo centro, una sua serena visione di quello che la vita è. Oggi ci penso e soffro, circondato da illusioni, desideri, attrazioni, dubbi, rancori, rimorsi….ma con l’unica consapevolezza che vivo un disagi, enorme.
30.03.2006 (dopo una sosta "costretta")

02.05.2005

26.01.2006 (leggendo "Il pane e lo Zen")
