Musica
Se con il colore e la luce ho parlato di dualità del presente (unico), ora tocca alla musica che da semplice suono, se ben “orchestrato”, diventa melodia.
Suoni, rumori, silenzi; ne siamo avvolti. Costantemente “colpiti” da queste frequenze udibili.
Ogni suono, preso per quello che è, ha un suo valore, un senso. Giova o disturba, rilassa o agita, è comunque un qualcosa di percepibile. Quello che poi ne da pienezza è la melodia, l’unione, la sintonia di un accordo, di un “concerto”.
L’uomo è riuscito anche in questo, a dare calore, forza densità ai suoni, generando gioia e musica. Ma così come è riuscito ad unire tante voci, tanti strumenti così, non è mai riuscito ad unire popoli, razze e religioni. I’individualismo non esiste nell’orchestra, ed è per questo che “suona” bene. Tutti sono parte del tutto, il singolo suono è frutto dell’intera orchestra e solo con la condivisione e l’andare a tempo, la musica ci eleva.
La contraddizione è subito dietro la porta, gli stessi uomini che riescono a stare a pochi centimetri uno dall’altro nell’orchestra, gli stessi poi, si infastidiscono se in coda ad aspettare con altri.
Ascoltare la musica è ascoltare il pensiero espresso di chi ci sta vicino; suonarla assieme è la consapevolezza che il vicino è parte di noi. Non tutti amano fare musica, non tutti sanno essere musica, non tutto riescono a sentire la musica.
Non chiudiamoci nei nostri silenzi!