ZEN

Se sei arrivato fino a qui, lo hai fatto per uno di questi motivi: - per caso. - per curiosità. - perchè ti è stato detto. Sono tutti e tre dei buoni motivi, e di questo ti sono grato. Ma ora sono io a dirti se vuoi continuare. Se vuoi vai avanti, comunque vada qualcosa in te cambierà. Nel bene o nel male, in meglio o in peggio; non è questo il luogo dei giudizi, perchè questo per me, è solo un punto di condivisione, dove renderci consapevoli di sè e vivere trasparenti come l'acqua.

lunedì 27 ottobre 2008

27.10.08 (parte di quella luce, auguri)

La luce, il buio ed i disturbi intermedi.



La vita è una sequenza di eventi, sistematicamente condizionati dal nostro pensiero e dalla visione che questo ci porta. Osservare la vita e le sensazioni che proviamo, sono la parte maggiore del tempo su cui noi ci soffermiamo o per lo meno di coloro che hanno a cuore la conoscenza e quindi la consapevolezza di tutto l’intorno. La luce contiene tutto, il buio contiene la luce, l’energia passa tra questi due estremi omologhi senza resistenze. Noi siamo in mezzo, a disturbare questo eterno passaggio e generiamo il disturbo, o meglio ne vediamo le conseguenze. I punti di vista, le impressioni, le opinioni, il giudizio sono come le cromie generate da un prisma colpito da un fascio di luce neutra. Come la luce si spezza nell’iridescenza dei sui colori dall’infrarosso all’ultra violetto, così la visione della nostra mente sulla vita che percorriamo, accentua o riduce, enfatizza o tralascia ed interpreta la verità. Il buio di chi non ha compreso il senso della vita si oppone alla luce di chi ha condiviso l’esperienza dell’illuminazione, in mezzo tutti gli altri con loro “tinte”, con i loro fardelli, problemi, nelle infinite sfumature che li diversificano. Ma la realtà è altra cosa, è che ogni uno di noi vive la stessa luce o lo stesso buio, ma fa difficoltà ad ammetterlo, perché l’ego ne acceca la sua comprensione, perché l’individualismo fa da scudo alle comuni paure della solitudine dell’essere. I punti di vista, gli abbagli delle illusioni, le non chiare sfumature delle incomprensioni, sono le cause del nostro malessere, della nostra incapacità a convivere e quindi a condividere il tempo, lo spazio che ci accomuna. Ogni giorno la nostra miopia ci frega, ogni giorno tutto ricomincia da capo, la continua ricerca delle soluzioni al nostro benessere, al nostro miglioramento si ripropongono quasi sempre da zero. Raramente si riesce a ripartire dal punto, dalla meta raggiunta. La nostra mente, il nostro carattere che ne è la crosta, ci frega o non si rassegna ad ammettere la verità vera e non percepita del nostro vivere. Ed è in questo momento che le angosce i pensieri ci bloccano. Ma solo la consapevolezza del fluire delle cose, della impermanenza, ci può permettere di gioire anche nel dolore. La visione multi spettrale di questa luce non deve ingannarci, non deve confonderci dal vero, dalla sola unica dualità dell’essere; luce e buio. I confini comuni della stessa essenza; bordi sottili che fanno la differenza, impercettibile ma presente, tra ciò che è la gioia e ciò che è il dolore. Vita.Due facce della stessa medaglia che è la vita, che noi dovremmo accettare per quella che è, e solo quindi, assaporarne le infinite sfumature, gli infiniti colori che offre. Più e meno, uomo e donna, vita e morte, la dualità dell’unico universo. Quando avevo dieci quindici anni o giù di lì, non ricordo bene, dibattevo inconsapevole con mio fratello di queste cose; non ne conoscevo la portata ed il peso influente che esse hanno, ma ne percepivo le forme non capendo come queste potessero sussistere. Immaginavo l’universo, l’infinito come due gradi sfere che si compenetrano simultaneamente, ma non è capivo l’origine, la funzione ed il senso. Ora ne comprendo il significato, ma con difficoltà riesco ad esserne parte a mantenerne la vicinanza, la compagnia e quindi il sollievo. Questo è l’unico esercizio possibile, la meditazione e la pratica. Comunicare questo è l’unico bisogno di cui sento la necessità, non so il perché ma ne ho bisogno. Un giorno, vorrei che i miei figli fossero cosi vicini a me da capirmi, così come un giorno vorrei poterli capire prima di sbagliare. Vedere la loro luce, bianca o nera che sia, e gioirne senza volerla distorcere nel giudizio.

venerdì 24 ottobre 2008

24.10.08 (continua)


Forse non l'ho detto, ma tra le tante cose che ho passato nel mio recente trascorso, c'è stato un altro viaggio. Sempre ad ovest, nuovamente in America


Questa volta in California, la free california, il paese del sole delle spiagge del surf dei senza tetto delle tette... un paese che per fortuna ho vistato prima di questa cazzo di crisi della "economia virtuale"! Che palle, che schifo dover mettere in crisi un mondo solo perchè pochi, sempre quelli, pseudo ricchi hanno provato a speculare su tutto e tutti e poi noi, medi, a doverli aiutare con i soliti sacrifici e con il futuro che ci sfugge.
Ripeto, per fortuna l'ho vista con la mente libera da questi casini.
Bella, molto; e come al solito piena di contraddizioni. Una terra ancora ricca di risorse, con città stupende, enormi ma così facili da vivere (per un turista ovviamente).
E' inutile, viaggiare è camminare insieme al proprio presente, ti porta ad essere vivo e ti libera ogni angolo di cervello, lo lascia respirare.
Tutti quei brandelli di crudi ricordi, le ferite, le tristezze, tutto viene ripuliti dalla voglia di scoprire, di vedere.
Solo ora, solo da pochi anni mi sento vivo.
Oggi, seduto qui a scrivere con vicino il mio cane che dorme e i miei bimbi a letto, stanchi, mi basto, non mi chiedo più di tanto. Vivo, e questo per me è già tanto!
Sembra assurdo, ma non bisogna dare per scontato neanche questo, nessun attimo.
Ieri, tornando dal lavoro, riverso nella galleria che percorro ogni giorno un corpo, un uomo, un attimo e il suo scooter l'ha tradito, o forse è stata la vita a farlo, a lasciarlo lì, morto. Un attimo, una vita, via.
Ecco, questo è vivere, è essere tutto tra il nulla ed il nulla tra tutti; non abbiamo mai tempo per fermarci per riflettere, solo impegni, scadenze, pensieri.
Il viaggio, non solo in america, ma anche fuori porta, vicino o nella mente, solo il viaggio mi permette di riflettere e di sentire la mia presenza nel mondo.
Alle volte è strana questa sensazione, ti porta sollievo è strana, una volta non me ne rendevo conto, percepivo la meditazione od il pensare solo come momento di distacco da tutto e tutti, alle volte mi sembrava quasi triste. Isolarsi era un rifugio o forse una fuga, oggi fermarsi a riflettere o camminare e guardare è appagante è pura energia.
Ma come tutti, anch'io vivo la vita reale quella del presente dei desideri delle aspettative, dei cambiamenti (che in realtà sono cicli, perchè poi tutto torna).
Eccomi, un pensiero, la voglia di lasciare il lavoro che ho perchè incapace di essere sereno, perchè stufo di faccie, musi, ipocrisie, di gente che non ho mai sopportato e che pensavo di digerire solo perchè era giusto farlo. Ma io sono io e mi è duro ingoiare tutto questo senza poter alle volte dire basta.
Ho cambiato spesso, forse troppo spesso; ho cambiato moto, auto, lasciato moglie e vita passata, lavori, perso amici e tanto ancora. Perchè?
Perchè non riesco ad essere grato, sazio, appagato?
Ci casco, ci torno, che fregatura il carattere, l'io. Ne siamo schiavi, domare la nostra ansia, sete, voglia, è tanto dura.
Ma poi? ha senso? Forse fotternese è meglio.
E' vero!
Andiamo avanti e stiamo a "sentire" cosa ci arriverà, o meglio cosi "ci faremo".



Oltre alla porta, a quella porta che ci separa dal mondo del pensiero al mondo del reale, quello che noi pensiamo sia "il vero".

Notte a voi, notte ai bimbi, notte al cane, notte.