ZEN

Se sei arrivato fino a qui, lo hai fatto per uno di questi motivi: - per caso. - per curiosità. - perchè ti è stato detto. Sono tutti e tre dei buoni motivi, e di questo ti sono grato. Ma ora sono io a dirti se vuoi continuare. Se vuoi vai avanti, comunque vada qualcosa in te cambierà. Nel bene o nel male, in meglio o in peggio; non è questo il luogo dei giudizi, perchè questo per me, è solo un punto di condivisione, dove renderci consapevoli di sè e vivere trasparenti come l'acqua.

mercoledì 19 novembre 2008

Di chi è la colpa se piove ?


Ma poi, deve essere proprio colpa di qualcuno?

Ogni giorno si trova sempre un motivo, un occasione, per lamentarci o per dare la colpa ad altri su tutte le negatività che ci circondano.
Spesso però, o forse sempre, la responsabilità è di noi stessi.
Perché lamentarci, perché dire che è colpa di qualcuno quando piove, perché pensare che se piove le cose non vanno? Perché?
5, 6, 7, 8 miliardi di persone, ogni una ha i suoi perché e quindi 5, 6, 7, 8 miliardi di domande, di responsabilità, di individualità.
E se iniziassimo a pensare che piove, proprio perché siamo così in tanti? Magari solo perché sudiamo e quindi generiamo vapore acqueo, forse per questo piove?


Tutto ciò che facciamo, ogni cosa che ci circonda, interagisce con noi stessi. Se ne percepissimo la vicinanza ci renderemmo conto di quale responsabilità abbiamo nel vivere in questo mondo.
I figli, la loro educazione, la loro vita è parte di noi; quando non siamo più in grado di “accudirli” o di accompagnarli nel loro cammino, allora la tensione ci assale. Viviamo l’incubo di non sapere come fare, di come mediare e proteggere la loro fragilità. Punirli premiarli diventano soluzioni così vicine che spesso si confondono.
Spesso mi trovo indeciso tra il fare, proteggere e decidere o il lasciare che le cose accadano perché è giusto che accadano.
Come gocce d’acqua in un forte temporale, così la nostra mente è dibattuta, colpita, sommersa da infinite cause, piccole domande, paure, incertezze che la vita ci offre.
Si rischia di annegare, di non farcela più. Ogni giorno, ogni giorno, ogni giorno tutto si ripete ma tutto e diverso, il tempo, la pioggia, il sole, tutto si rimescola e crea nuove condizioni, situazioni che per sottili dettagli non possiamo considerare uguali.
E’ faticoso per chi ci pensa, vivere così è faticoso.
Molte volte mi sono detto, ma quanto più semplice sarebbe non pensare, non vivere da uomo ma essere puro istinto. Anche un pazzo malato di mente, proprio perché inconsapevole del suo essere, potrebbe essere felice del suo essere; proprio perché non ne conosce le metriche ed i meccanismi, proprio per questo, è felice. Purtroppo solo!
Vive nella pienezza del suo essere presente nel mondo, ma senza poterne governare il suo essere mentale. Costantemente l’irrazionale inconscio che è il suo essere, penetra il razionale della vita fisica che è il suo intorno, il tutto senza generare consapevolezza.
Viceversa nel mondo “normale”, la razionalità del vivere il quotidiano penetra nel irrazionale dei nostri pensieri, della nostra mente, trasformando costantemente i punti di vista, le nostre convinzioni; demolendo ogni certezza, portandoci a pensare e quindi spesso a soffrire.
Sono i pensieri e l’incapacità di razionalizzare le cose a portarci alla sofferenza. Lasciarci andare cavalcandone i vortici (mentali e o reali), questa è la condizione che ci permetterebbe di mediare.
Ma è tutto un divenire ed è spesso difficile, forse proprio per questo motivo che i grandi maestri meditavano, avevano il coraggio di fermarsi e di soffermarsi sulla vastità del presente.
Sono forse queste le uniche armi che ci permettono di svuotare i nostri fardelli, la nostra mente.
Mettere a massa ogni cosa, scaricare le tensioni facendole diventare energia, usare la nostra sofferenza per farla diventare gioia pura.
Come lo scodinzolare di un cane che, dopo lunga attesa, incontra il suo padrone e lo ripaga di averlo lasciato solo, con infiniti gesti di amore, inconsapevole di quanto è stata lunga quell’attesa.
La pioggia cade e cadrà sempre, noi ne siamo il frutto e dobbiamo imparare a gioire nel sentirla cadere e bagnarci con essa.